Sunday, November 20, 2005

Maison Ikkoku

Oggi, dopo un giro ad un mercatino dell'antiquariato, mi è venuto in mente una serie giapponese che è stata al top dei miei amori adolescienziali: Maison Ikkoku, nota in Italia come Cara dolce Kyoko.
Quand'era piccolo piccolo, ogni volta che sulla mitica Junior TV (ma che fine ha fatto, a proposito?!) veniva trasmessa questa serie animata, la disdegnavo perchè troppo sentimentale e un po' noiosa, anche se i pochi episodi che mi era capitato di vedere mi sono rimasti impressi nella mente. Poi, qualche anno dopo, verso i 14-15 ho capito perchè: Maison Ikkoku può benissimo essere considerato un capolavoro nell'ambito dell'animazione televisiva giapponese. Sono 96 episodi... ma sempre troppo pochi! La qualità dei disegni si mantiene sempre di buon livello, così come la colonna sonora e le sceneggiature, tratte dal manga di Rumiko Takahashi.
Ebbene, oggi mi è venuta voglia di vederlo... Per fortuna, verso i 15 ero davvero un appassionato di manga e ho qualche serie registrata per intero in VHS, tra cui tutte le 5 serie di Sailor Moon (ebbene sì), The Slayers e appunto Maison Ikkoku! Chissà in quale scatolone in cantina si trovano le videocassette...
Adesso non so quando andrò veramente a riprenderle, ma è bello sapere che si trovano lì, con tutti i loro episodi pazientemente registrati giorno per giorno o acquistati con i risparmi alla Yamato Video (che allora si trovava ancora in Via Lecco)... e con tutti i personaggi e le storie che hanno occupato il mio immaginario: Kyoko, Godai, Ichinose o la studentessa Yagami...

Saturday, November 12, 2005

Riflessione sugli amori impossibili

A tutti sarà capitato almeno una volta di trovarsi in situazioni del genere. A volte l'amore non riesce a trasformarsi in qualcosa di "reale": resta una lotta perenne, un restare ognuno nei propri spazi.
Penso a storie che amici mi raccontano o che io stesso ho vissuto, ma da cui non ho ricavato un ragno dal buco. Storie che non mi han portato da nessuna parte. Mi dicevo che facevano crescre, che l'esperienza aiuta. Ora invece mi accorgo che mi fa crescere molto di più il dialogo, non il fuggirsi l'un l'altro e il dolore che ne consegue. Ma so anche che le storie problematiche sono una vera e propria calamita, specie per alcune persone. Altre invece ci capitano, un po' per fatalità, un po' per disgrazia. E forse ci soffrono ancora di più, abituate com'erano ad una visione più serena dell'amore. Si pensa di riuscire a cambiare l'altra persona, di cogliere in lei i lati positivi ed enfatizzarli fino a renderli preponderanti.
Ma che spesso non sia una lotta contro i mulini a vento? O un riemergere di un nostro lato recondito...?

Tuesday, November 01, 2005

Tori Amos, Vincent e Villa Erba

Io amo davvero alla follia Tori Amos e la sua musica. L'ho scoperta nel 1998, quando uscì "From the choirgirl hotel", e da allora è vero amore.
Il 4 e il 5 luglio 2005 furono per me due giorni straordinari. Lei era in Italia per il suo tour "Original Sinsuality" e per presentare il suo libro "Piece by piece", una lunghissima intervista con Ann Power sull'arte, la religione e il music business. (Per farla breve, il 4 presentava alla Feltinelli il libro e il 5 luglio teneva il concerto a Villa Erba, a Cernobbio.)
Alla Feltrinelli tutto successe per pura fortuna. Tori Amos avrebbe autografato solo 125 libri! E io avevo il cartellino numero 119... Preciso che per un attimo ho pensato di lei "Che stronza! Perchè firmare così pochi autografi?!", ma poi ne ho capito il motivo: lei non firmava solo gli autografi, ti faceva salire sul palchetto e parlava con te per qualche minuto di orologio, con tanto di baci abbracci... IL MIO SOGNO!
Ma non tanto perchè sia un fan punto e basta, ma perchè la sua musica e soprattutto le sue lyrics mi hanno profondamente ispirato nella mia scrittura (perché, non l'ho ancora detto su questo blog, ma sarei un poeta, o cerco di esserlo, non so), soprattutto nell'ultimo periodo. Tori Amos ha un rapporto con le canzoni - a quanto lei afferma - che è molto simile a quello che io ho con le mie poesie. Lei forse esagera quando dice che le canzoni pre-esisitono, e lei è come un traduttore che coglie queste "strutture musicali" attorno a lei e le mette nero su bianco, però il senso è questo: io non creo nulla dal nulla, la mia poesia nasce dal rapporto profondo con ciò che mi circonda, dalla natura e dalle persone oltre che, naturalmente, dai luoghi. Ciò che importa è che io senta un alito di vitalità (anche nella morte) e che poi lo traduca in parole. Un altro aspetto che mi lega a lei, infatti, è l'importanza attribuita alla tecnica. Un buon "traduttore" deve conoscere perfettamente la tecnica musicale e poetica, oltre a possedere la sensibilità e la pazienza di ascoltare il mondo circostante.
Insomma (dopo questa parentesi di riflessione estetica) io salii sul palchetto della Feltrinelli e le dissi: "I write poems and you're a gift, you're so special to me. I think you're like a great tree feeding the plants on the ground". Non so se lei mi comprese a fondo, ma forse sì, perché spalancò gli occhi come non le avevo mai visto fare prima con gli altri fans, e con un "thank you" mi abbracciò e mi baciò. Poi mi firmò il libro e io le dissi "bye", felice.
Il giorno dopo il concerto fu secondo me, magnifico. Lei suonava il suo piano, l'organo e le tastiere senza l'accompagnamento della band. Il concerto era all'aperto, tra gli alberi, col vento che le sollevava la gonna (e lei ci pregò di non farle foto perché le donne mature non fanno più queste cose!), e sullo sfondo Villa Erba. (Vedi la
foto)
Suonò brani molto tranquilli, materni (Mother, Mother Revolution, Playboy Mommy), e al momento delle consuete due cover del Tori Piano bar, suonò "Vincent (Starry, starry night)" di Don McLean...

Non conoscevo questa canzone prima, ma mi piacque subito... Parla dell'ansia del pittore (Vincent Van Gogh) di rendere vivi i suoi colori e di liberarli dalla tela...
Mi piace pensare che l'abbia dedicata un po' a me... Io la penso così, e mi porterò dentro questo ricordo mentre scrivo e mentre vivo.
Sono tante le guide che ci possiamo scegliere nel nostro percorso. In questo momento, l'idea di coltivare la mia poesia e i miei affetti come un frutteto, con tutta la pazienza e la passione che son necessari, è ciò che mi rende maggiormente felice. Ed è questo ciò che importa, per il momento.