Tuesday, November 01, 2005

Tori Amos, Vincent e Villa Erba

Io amo davvero alla follia Tori Amos e la sua musica. L'ho scoperta nel 1998, quando uscì "From the choirgirl hotel", e da allora è vero amore.
Il 4 e il 5 luglio 2005 furono per me due giorni straordinari. Lei era in Italia per il suo tour "Original Sinsuality" e per presentare il suo libro "Piece by piece", una lunghissima intervista con Ann Power sull'arte, la religione e il music business. (Per farla breve, il 4 presentava alla Feltinelli il libro e il 5 luglio teneva il concerto a Villa Erba, a Cernobbio.)
Alla Feltrinelli tutto successe per pura fortuna. Tori Amos avrebbe autografato solo 125 libri! E io avevo il cartellino numero 119... Preciso che per un attimo ho pensato di lei "Che stronza! Perchè firmare così pochi autografi?!", ma poi ne ho capito il motivo: lei non firmava solo gli autografi, ti faceva salire sul palchetto e parlava con te per qualche minuto di orologio, con tanto di baci abbracci... IL MIO SOGNO!
Ma non tanto perchè sia un fan punto e basta, ma perchè la sua musica e soprattutto le sue lyrics mi hanno profondamente ispirato nella mia scrittura (perché, non l'ho ancora detto su questo blog, ma sarei un poeta, o cerco di esserlo, non so), soprattutto nell'ultimo periodo. Tori Amos ha un rapporto con le canzoni - a quanto lei afferma - che è molto simile a quello che io ho con le mie poesie. Lei forse esagera quando dice che le canzoni pre-esisitono, e lei è come un traduttore che coglie queste "strutture musicali" attorno a lei e le mette nero su bianco, però il senso è questo: io non creo nulla dal nulla, la mia poesia nasce dal rapporto profondo con ciò che mi circonda, dalla natura e dalle persone oltre che, naturalmente, dai luoghi. Ciò che importa è che io senta un alito di vitalità (anche nella morte) e che poi lo traduca in parole. Un altro aspetto che mi lega a lei, infatti, è l'importanza attribuita alla tecnica. Un buon "traduttore" deve conoscere perfettamente la tecnica musicale e poetica, oltre a possedere la sensibilità e la pazienza di ascoltare il mondo circostante.
Insomma (dopo questa parentesi di riflessione estetica) io salii sul palchetto della Feltrinelli e le dissi: "I write poems and you're a gift, you're so special to me. I think you're like a great tree feeding the plants on the ground". Non so se lei mi comprese a fondo, ma forse sì, perché spalancò gli occhi come non le avevo mai visto fare prima con gli altri fans, e con un "thank you" mi abbracciò e mi baciò. Poi mi firmò il libro e io le dissi "bye", felice.
Il giorno dopo il concerto fu secondo me, magnifico. Lei suonava il suo piano, l'organo e le tastiere senza l'accompagnamento della band. Il concerto era all'aperto, tra gli alberi, col vento che le sollevava la gonna (e lei ci pregò di non farle foto perché le donne mature non fanno più queste cose!), e sullo sfondo Villa Erba. (Vedi la
foto)
Suonò brani molto tranquilli, materni (Mother, Mother Revolution, Playboy Mommy), e al momento delle consuete due cover del Tori Piano bar, suonò "Vincent (Starry, starry night)" di Don McLean...

Non conoscevo questa canzone prima, ma mi piacque subito... Parla dell'ansia del pittore (Vincent Van Gogh) di rendere vivi i suoi colori e di liberarli dalla tela...
Mi piace pensare che l'abbia dedicata un po' a me... Io la penso così, e mi porterò dentro questo ricordo mentre scrivo e mentre vivo.
Sono tante le guide che ci possiamo scegliere nel nostro percorso. In questo momento, l'idea di coltivare la mia poesia e i miei affetti come un frutteto, con tutta la pazienza e la passione che son necessari, è ciò che mi rende maggiormente felice. Ed è questo ciò che importa, per il momento.

2 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Che bella foto, lei sembra quasi un angelo... Anche io ho rischiato in quella data di essere lì alla fnac, o forse ero, come sempre, in ufficio?

1:18 AM  
Anonymous Anonymous said...

ciao,chicca da chi conosce Tori (mio fratello in questo momento è a casa sua a Kinsale):Vincent è anche il nome del suo facttotum :)

2:21 PM  

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